Siamo un popolo sovrano o sudditi?

Questo è un blog che si occupa di politica, società, attualità. Ci poniamo le domande seguendo un preciso indirizzo politico: ma siamo sudditi o, come dice la nostra Costituzione, popolo sovrano? e se, come spero, siamo un popolo sovrano perchè ci comportiamo da sudditi?

Monday, October 23, 2006

"La cittadinanza come scelta: sicurezza, accoglienza e tolleranza".

La cittadinanza non è affatto una scelta ma una condizione d’essere dovuta ad alcune circostanze della vita che possiamo definire, semplificamene, destino o, per chi non ci crede, caso della vita.
Difatti, prendendo il caso che più ci interesse, ossia l’Italia, si è cittadini, volenti o nolenti, di questo paese quando:
• Per filiazione (non dipende dalla nostra volontà)
• Per nascita sul territorio italiano in ogni caso in cui i genitori siano ignoti o apolidi o non trasmettano la propria cittadinanza al figlio secondo la legge dello Stato al quale essi appartengono (non dipende dalla nostra volontà);
• nel caso in cui il figlio di ignoti venga trovato abbandonato in territorio italiano e non si riesca a determinarne lo status civitatis (non dipende dalla nostra volontà).
• Per riconoscimento di paternità o maternità, durante la minore età del figlio (ne caso in cui il figlio riconosciuto sia maggiorenne, è necessaria la elezione di cittadinanza da parte di quest’ultimo entro un anno dal riconoscimento stesso) -(non dipende dalla nostra volontà)
• Per adozione sia che il minore straniero sia adottato da cittadino italiano mediante provvedimento dell’Autorità Giudiziaria italiana, sia nel caso in cui l’adozione venga pronunciata all’estero e resa efficace in Italia con ordine (emanato dal Tribunale per i minorenni) di trascrizione nei Registri dello Stato Civile (non dipende dalla nostra volontà)
• Se l’adottato è maggiorenne, può acquistare la cittadinanza italiana per naturalizzazione, decorso un periodo di residenza legale in Italia di 5 anni successivamente all’adozione (vedi in Modalità d’acquisto a domanda: Naturalizzazione) (dipende dalla nostra volontà)

Ossia per legge italiana, su sei casi in cui noi siamo cittadini solo in uno lo siamo consapevolmente e, soprattutto, solo in uno, la nostra volontà ha un peso fondamentale.
Per i rimanenti casi è semplicemente qualcosa che subiamo da volontà esterne.Io, ad esempio, sono cittadino di questo paese che amo ma che, al tempo, critico e non smetterò di criticare proprio perché lo adoro, non perché l’ho voluto ma perché figlio di madre e padre italiani.

Se volessi acquistare la cittadinanza estera dovrei rispettare le loro regole, che non conosco e dovrei conoscere ma che, dovrei rispettare per accedere al loro mondo.
Questo si chiama Rispetto di un paese non nostro, implicito in un mondo civile e democratico, come la nostra società reputa di essere. E’ logico che, al rispetto, in democrazie occidentali mature, corrisponderà una certa accoglienza, più o meno forte a secondo del luogo di destinazione. Accoglienza e tolleranza perché gli stranieri, nel caso andassimo via dal nostro paese, saremmo noi.
Quindi al rispetto da parte nostra dello loro tradizioni corrisponderà un’accoglienza e, soprattutto, una tolleranza delle nostre tradizioni. Se non c’è rispetto non può esserci tolleranza. Questa è la legge del mercato. Se domanda e offerta non si incrociano non può esserci lo scambio. Qui il discorso non è diverso, parliamo di domanda – accoglienza a cui si deve sempre controbilanciare l’offerta – rispetto.
Questo clima di scambio crea armonia, fratellanza, comunicazione, capacità di apertura al dialogo e alla crescita intellettuale. Quindi sicurezza di avere un alleato, un nuovo amico, un vicino e non qualcuno cui temere, da aver paura.

Questo per me è la cittadinanza: non può esserci senza lo scambio reciproco di rispetto-accoglienza ma questo scambio a me non pare che sempre c’è in Italia. Questo porta noi Italiani a temere lo straniero. Un peccato. Per noi e per loro.

Adamo Alessandro

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