Siamo un popolo sovrano o sudditi?

Questo è un blog che si occupa di politica, società, attualità. Ci poniamo le domande seguendo un preciso indirizzo politico: ma siamo sudditi o, come dice la nostra Costituzione, popolo sovrano? e se, come spero, siamo un popolo sovrano perchè ci comportiamo da sudditi?

Wednesday, October 25, 2006

Agli italiani non importa dell'Italia?

Perché gli italiani non hanno a cuore l’interesse “della cosa pubblica”, della partecipazione consapevole al “bene comune”, della difesa ad oltranza delle nostre origini e tradizioni?, perché poco si occupano della cosidetta “Rappresentanza Politica”, cioè, ad esempio, per non far nomi, perché i campani continuano a votare i Bassolino, i Mastella, i De Mita, le Iervolino o i Lojero in Calabria e i Cuffaro in Sicilia?. Per cercare di capire cito Benjamin Costant de Rebecque (1767-1830): “I popoli che, per godere la libertà a loro piu’ conveniente, ricorrono al sistema rappresentativo, devono esercitare una sorveglianza attiva e costante sui loro rappresentanti e riservarsi, a scadenze non troppo ampie, il diritto di metterli da parte se hanno deluso le loro speranze e di revocare loro i poteri di cui avessero abusato. Poiché dal fatto che la libertà moderna si diversifica da quella antica, deriva che è anche minacciata da un pericolo di diversa specie. Il pericolo della libertà antica era che gli uomini, attenti unicamente ad assicurarsi la partecipazione al potere sociale, vendessero a poco prezzo i diritti e le soddisfazioni individuali. Il pericolo della libertà moderna è che, assorti nel godimento della nostra indipendenza privata e nel perseguire i nostri interessi privati, rinunciamo troppo facilmente al nostro diritto di partecipazione al potere politico". Ecco, siamo arrivati al punto: perché gli italiani non si interessano di politica? perché non difendono sè stessi, il proprio futuro ed il futuro dei propri figli? Non se ne interessano perché rincoglioniti dai reality e dai troppi problemi quotidiani, o perché, come credo, manca nel nostro Bel Paese la “consapevolezza del vivere”? Vivere consapevolmente significa capire, avere dei valori, credere nella giustizia, combattere l’ingiustizia, studiare, viaggiare, informarsi, dubitare, credere in sè stessi, mettersi in discussione, pensare con la propria testa, adeguarsi ad un mondo che cambia, amare sé stessi e gli altri, credere in valori spirituali, sviluppare la stima e l’autostima, occuparsi dei figli in senso etico-morale e formativo. Qui sta il problema, è un fatto di cultura, in un Paese dove si leggono meno giornali che nell’isola di Tonga, dove solo un cittadino su dieci legge un libro all’anno, dove le librerie sono luoghi d’incontro delle solite persone, posti piu’ simili alle botteghe degli alchimisti del medio-evo che ad un luogo di crescita personale, in queste condizioni, con dieci milioni di analfabeti o semi (dato Istat), il piu’ basso numero di laureati d’Europa, vorremmo anche avere una classe politica capace, attenta ai problemi, cosmopolita, liberale? Via, siamo seri, un Paese che ha sdoganato i comunisti anziché toglierli dall’Arco Costituzionale, che li ha portati al Governo (anche per colpa nostra), che ha come premier (minuscolo) un boiardo svenditore di aziende pro domo sua o dei suoi accoliti, un Paese con un presidente comunista mai pentito che arrotondava con le note spese, un Paese ove un gruppo di imbecilli marxisti titolano il loro giornalaccio (che vive con i nostri soldi) “Anche i ricchi piangano”, un Paese che non difende i propri confini e dove in alcuni mesi dell’anno ogni 3 minuti entra un clandestino che non verrà piu’ espulso, un Paese che non boccia gli studenti per risparmiare, da un Paese cosi’ cosa vi aspettate?

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