Siamo un popolo sovrano o sudditi?

Questo è un blog che si occupa di politica, società, attualità. Ci poniamo le domande seguendo un preciso indirizzo politico: ma siamo sudditi o, come dice la nostra Costituzione, popolo sovrano? e se, come spero, siamo un popolo sovrano perchè ci comportiamo da sudditi?

Thursday, October 26, 2006

Oggi in politica manca il Coraggio

Vi voglio raccontare una storia. L'avete letta tante volte nei libri di storia ma una volta in più che male ce? ascoltiamo balle diecimila volte al giorno, quelle che vi sto per raccontare, è una storia che sentiamo al massimo una volta ogni biennio!!

Correva l'anno 1943, in Italia vigeva una situazione militare ormai allo sfascio, lo sfascio in Italia deve essere, comunque la metti, una caratteristica naturale del nostro paese. Le posizioni ormai contrarie al Duce del Fascismo della Casa Savoia, trovò uno sbocco naturale nel Gran consiglio fascista del 24 luglio; Se Mussolini ebbe sentore del tradimento nessuno lo sa o, per meglio dire, tutti pensano di saperlo ma se prendete quattro libri di Storia vi diranno quattro cose diverse quindi la realtà è che nessuno lo sapeva.
Sta di fatto che Mussolini si recò al Gran consiglio, organo costituzionale dal 1928 (precedentemente era semplicemente un organo di Partito), e, per lo più, era stato soltanto una sorta di "cassa di risonanza" delle decisioni del Duce, sempre pronto ad avallare le sue decisioni senza utilizzare il suo (esistente) peso istituzionale; quel giorno però il Gran consiglio si trasformò nello strumento legale in cui si coagularono le manovre della monarchia per cercare di salvare se stessa, unitamente agli interessi di chi voleva semplicemente un "fascismo senza Mussolini".Fu proprio il re, che aveva un ventennio prima voluto accettare il Duce come primo ministro, a decidere che era il momento, per salvare la monarchia, di sacrificarlo: dal gennaio 1943 iniziano così le "grandi manovre" del sovrano, di cui fu messa al corrente solo una piccola cerchia di fedelissimi, che trovarono in Grandi e in Ciano (il genero del Duce) gli alleati nel Partito di cui avevano bisogno, utilizzandoli per i propri fini e probabilmente senza che questi si accorgessero del vero scopo cui servivano.
Purtroppo non esiste alcun verbale né alcuna ricostruzione univoca della riunione del 24/25 luglio, e dobbiamo affidarci a diversi racconti di parte: dopo una esposizione di Mussolini sulla situazione in Sicilia, in cui il Duce scaricò la colpa della situazione sul maresciallo Badoglio (ex capo di Stato maggiore peraltro silurato più di un anno prima) e ripeté le promesse fattegli da Hitler di un soccorso militare attivo (promesse alle quali, per passate esperienze, nessuno ormai, escluso lui, credeva più), vi furono diversi interventi più o meno diretti di Ciano, Bottai e De Bono, oltre che di Grandi "l'uomo del re", che, puntando l'indice contro il Duce, disse "fra le molti frasi vacue o ridicole che hai fatto scrivere sui muri di tutta Italia, ce n'è una che hai pronunciato dal balcone di Palazzo Chigi nel '24: "Periscano le fazioni, perisca anche la nostra, purché viva la nazione". E' giunto il momento di far perire la fazione". A questo punto Mussolini dichiarò chiusa la discussione e mise ai voti, per appello nominale, l'ordine del giorno Grandi, che era stato firmato da 18 dei 28 membri del Gran Consiglio presenti; il nocciolo della proposta Grandi era la richiesta per "l'immediato ripristino di tute le funzioni statali" e l'invito al Duce di pregare il re "affinché egli voglia, per l'onore e la salvezza della patria, assumere con l'effettivo comando delle forze armate di terra, di mare e dell'aria, secondo l'articolo 5 dello Statuto del Regno, quelle supreme iniziative di decisione che le nostre istituzioni a lui attribuiscono": al di là del contorto linguaggio politico, appariva evidente che fra le supreme iniziative del re, se c'era stata quella della guerra, poteva esserci anche quella della pace.Tale mozione ottenne 19 voti su 28 e venne approvata ormai alle 3 di mattina del 25 luglio; pare che Mussolini, terreo, si sia alzato dalla poltrona a fatica ed abbia detto lentamente: "Sta bene. Mi pare che basti. Possiamo andare. Voi avete provocato la crisi del regime. La seduta è tolta".

Sinceramente non conta ciò che successe nel proseguio. L'arresto di Mussolini, la liberazione da parte di Hitler e compagnia bella.
Solo una cosa voglio farvi notare. Ciano, Grandi, e tutti e 19 che quel giorno votarono per la caduta di Mussolini firmarono la loro condanna a morte.
Lo sapevano. Tutti e 19 lo sapevano ma a parte 2, max 3 storici che io ho avuto l'onore anche di conoscere tutti fanno finta di non saperlo.

Il coraggio di decidere di morire per motivi che, non spetta a me dirlo, sono l'assunzione della responsabilità di certe scelte. Anche se nessuno lo ammetta, è l'orgoglio di UOMO che prende le decisioni e se ne assume le responsabilità.

Sfido chiunque, oggi, in Parlamento a prendere una decisione che lo porterebbe alla morte.

Quello che manca oggi alla politica? il Coraggio. Solo quello.

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